giovedì 10 giugno 2010

che mi facevi domande e non rispondevo. e tu lo sapevi.

lacerato dai dubbi, ad averceli, imparare a conviverci, procrearteli, procrastinanti, premeditanti la tua fine, senza altro da raccontare. suonare l'erba come l'arpa. incidere suoni. avanzare su pavimenti di marmo all'ombra dell'ultimo nome. lasciarlo marcire tra le promesse da fare tra gli scaffali stracolmi di frutta lasciarti marciare verso il pane integrale. che col reflusso è meglio non scherzare. con il mio orgoglio lasciato in macchina sotto il sole. ad aspettare. col finestrino abbassato per non poter morire. neanche volando. neanche piangendo. neanche tirando fuori dal cilindro l'ennesimo coniglio suicida. perdendo l'amore l'onore l'orrore d'amare l'errore. su un'oasi di pietra costruivi castelli di sabbia con torri pendenti che per vedere i quadri dicevi è meglio sdraiarsi. accarezzare i vetri come narcisi. viandanti sperduti nei proprio rancori. a tentare di capire come usare la tessera sanitaria per guarire dai battiti irregolari. a tentare di carpire l'attimo di ispirazione che non ti vuol sventrare. come in coma con la propria testa. dondolare di anno in anno aggrappati ad un copertone. in attesa che il vento asciughi il sudore. in attesa che il cielo ti doni un colore. e pensare di vincerla contro il niente che ti conta il tempo che passa senza calma. finendo chiedendo consigli ai muri vestiti di aforismi.

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