giovedì 17 giugno 2010

mentre osservaamo il candore dei soffitti affetti da atassia sentimentale.

con i nervi tesi giocavamo al tiro della fune. mentre ci franava accanto il sole. e il dio più lontano è quello che preghiamo. e il dio più lontano è quello che preghiamo. in bilico tra suicidio e angosciosa sopravvivenza giocavamo alla caccia al tesoro coi nostri equilibri. gli orizzonti dei nostri avatar che si intrecciavano in mezzo all'oceano. e se non potevo vederti forse non c'eri. e se non riesco a vederti ancora ti mimetizzi nella quotidianità settimanale. che era un crimine soffocare i tuoi pianti. che era facile allearsi coi tuoi mostri. mentre coltivavo paure nel mio orto. che ho bisogno di aria, dicevi, e poi mi lasciavi. ho bisogno di prendere l'aria, dicevi, ma non respiravi. mentre volevo dare forma alle notti senza luna. cadere nello spazio. e pentirsi di pentirsi di pentirsi di pentirsi di pentirsi di pentirsi. e alla fine forse tornavi ma a farti vedere non ci riuscivi.

giovedì 10 giugno 2010

che mi facevi domande e non rispondevo. e tu lo sapevi.

lacerato dai dubbi, ad averceli, imparare a conviverci, procrearteli, procrastinanti, premeditanti la tua fine, senza altro da raccontare. suonare l'erba come l'arpa. incidere suoni. avanzare su pavimenti di marmo all'ombra dell'ultimo nome. lasciarlo marcire tra le promesse da fare tra gli scaffali stracolmi di frutta lasciarti marciare verso il pane integrale. che col reflusso è meglio non scherzare. con il mio orgoglio lasciato in macchina sotto il sole. ad aspettare. col finestrino abbassato per non poter morire. neanche volando. neanche piangendo. neanche tirando fuori dal cilindro l'ennesimo coniglio suicida. perdendo l'amore l'onore l'orrore d'amare l'errore. su un'oasi di pietra costruivi castelli di sabbia con torri pendenti che per vedere i quadri dicevi è meglio sdraiarsi. accarezzare i vetri come narcisi. viandanti sperduti nei proprio rancori. a tentare di capire come usare la tessera sanitaria per guarire dai battiti irregolari. a tentare di carpire l'attimo di ispirazione che non ti vuol sventrare. come in coma con la propria testa. dondolare di anno in anno aggrappati ad un copertone. in attesa che il vento asciughi il sudore. in attesa che il cielo ti doni un colore. e pensare di vincerla contro il niente che ti conta il tempo che passa senza calma. finendo chiedendo consigli ai muri vestiti di aforismi.