venerdì 30 ottobre 2009

incongruente dal '93.

aspettando una canzone che ricostruisca il muro del suono. che il tuo singhiozzo ha spento. che scoppia il cuore amato male. raccogliendo fiori senza colori. al bordo di una strada che ci lascia a piedi. e devo ricaricare il mio malumore per chiedere in prestito la tua attenzione. prendiamo freddo dal droghiere e scriviamo il mondo prima che si scioglie. stringimi forte che voglio soffocare. guardare una foto satellitare di noi due al mare. che restavamo immersi come se l'amore potesse resistere a tutto. come se l'acqua non si infiltrasse in ogni emozione. che combattevamo le nostre battaglie negli angoli umidi delle cucine. mentre solo la polvere si alzava al nostro passaggio.

sabato 17 ottobre 2009

l'odore della fine.

è l'odore della fine a farci innamorare. delle carezze della luna tra i comignoli dei paesi di montagna. che scoccano le ore e ci fanno innamorare. di persone depresse. di persone represse. di improbabili mutamenti e riviste decadenti. sulle buone maniere e gli accordi sbagliati. gli accordi mancati. gli accordi stonati. e nascondere i tuoi mostri nelle cicatrici. fare fuoco nei parcheggi dei discount fasulli. perdere una mano a poker per colpa dei rimpianti. che saliamo questi irti colli mentre le nebbie aspettano di calarsi nella valle per bagnare d'aria il mare. e soffro l'ansia da prestazione per un blog in erezione.

lunedì 12 ottobre 2009

tuffandoci in noi per non riemergere più.

riempiamo di allucinogeni le nostre vene poetiche. per imbucarci di lettere. per tagliare i cordoni ombelicali che ci fanno ingrassare. che ci fanno sollevare come palloncini. bloccati dal tetto. bere l'acqua nei vasi dei fiori. per sostituire gli amori liquidi. per non lasciarci in estate che fa più male. rivediamoci come un'azione in moviola. per capirci meglio. per tracciare linee immaginarie. che forse ero già fuorigioco prima di iniziare a correre. prima di finire a ridere. del suono della mattina che lievemente scala dal lieve nulla allo sforzo del risveglio. guardiamoci allo specchio per abbassare lo sguardo ancora una volta. per deformarsi il profilo, per continuare a fumare che non può farci più male di tutto il resto. parliamo col tuo avatar che almeno capisce. che almeno sortisce effetti evidenti. e risibili. come mettere delle colonne in soggorno e decorarne i pilastri. come non capire l'anacronismo della bella calligrafia. c'è ancora la foresta di sherwood? quando ero stremata avevo chiesto una canzone. che la suonassi alla chitarra. mi sarei addormetata. avevo chiesto una canzone dal ritmo caldo e lento sul quale addormentarmi per trovarla al mio risveglio. mentre scendeva il cuore come un sole al tramonto. che inizia cosi la sera. e dal torace vuoto riecheggia l'eco della danza che ricorda. che ritorna. che non cambia. mentre ci corichiamo su prati asfaltati. e mi ricorda quel messaggio. e mi ricorda quel messaggio. e camminare a piedi scalzi sui prati asfaltati mi ha ricordato quel messaggio. mi ha ricordato quel messaggio di tanto tempo fa.

domenica 11 ottobre 2009

mi hai chiamato tu.

sradichiamo piante per travasarle. per farle crescere. che la terra invecchia e il cielo si chiude. coperto da chissà cosa. inchiodiamo cristi sulle nostre croci di legno senza risentimento. schiacciati come tasti su un pianoforte dalla voglia di esprimersi. stazioni senza treni scandiscono i tempi persi nel tentativo di deridermi. svegliarsi dopo un suicidio tentato e fallito. mentre corri ancora verso un sogno lasciato sul muro. lanciamoci addosso le matite e voliamo in Argentina che il mondo si spezza. paghiamo i bambini per farci sorridere. mentre l'autunno muore di caldo. mentre le case si abbandonano alla forza di gravità e ci troviamo a dormire sotto mille macerie. che avevamo chiesto alla polvere di aiutarci a smettere di fumare. mentre registri l'ultima nota d'amore e d'altre guerre. aggiriamo metamorfosi come ostacoli. portiamo fiori finti su tombe radiottive. e chiudiamo le tende che la luce attraversa i vetri. che scivolano le nuove composizioni. che i telefoni ci salvano dall'oblio della memoria. ed è la cosa giusta da dire se non hai niente da fare.

venerdì 2 ottobre 2009

per toglierci l'ultima nuova vita.

dammi un sogno che non sia il mio. in un risveglio senza tempo in cui suona solo il vento. scivolando nei campi di grano. cadendo dalle nuvole chissà dove. mentre liberiamo il tempo per costruirci intorno fortezze private pronte a crollare. pronte a cadere. ponti sospesi su sabbie dorate su cime innevate su ritagli di tempo perduti. Arrestare il passato errante. cadere e cedere alla pressione del mare. sotto un cielo da bere sopra un mondo sereno. troviamo la verità negli slogan pubblicitari e ricicliamo i cuori atrofizzati per farci maglioni. coloriamo i sogni premonitori e diamo un senso ai sentieri di montagna. apriamo gli occhi sul buio e commentiamo il mare. che non c'è tempo per fermarsi a pensare. che non c'è verso di razionalizzare il canto. che qual è l'utilità del bene? che basta spegnere candele per accellerare il vento. per morire di poco tempo. come unica colpa l'inesorabile abbreviarsi. nei tumulti del mondo che prende vita sottoterra. come seppellire un morto apparente. come suonare sassofoni alla finestra che forse qualcuno ti sente. come rialzare le stelle cadenti. curare la bestia morente. che basta a congelare il segreto delle cose nascoste. delle pose artefatte. delle strade maestre. e andiamo fuori dal mondo che si sta bene. e andiamo fuori dal mondo che si dorme bene. sfrattiamo quadri dai loro chiodi per camminare sui prati. che non c'è una storia per i violini elettrici i binocoli magici la ventilazione dei forni. mentre rifacciamo i letti di una casa farmaceutica. e questa notte è l'ultima. sotto vento passano le nuvole a profumare il mondo di pioggia. come traccie lasciate per l'ultima volta dietro la linea scura dell'incanto. è primavera questa notte, e le onde corte infrangono le lontananze.