domenica 23 gennaio 2011

e con la luna mi prendevi la vita

prendiamo appunti sui tuoi capelli. che fare altro oggi proprio non ci va. prendiamo a pugni tutti i cambiamenti e ci ingessiamo con la colla poco pratica. sogniamo a turno campi di cotone e gente morta in alberghi umidi. e se ci fermano saremo già fermi. e se ci distruggono saremo già a pezzi. da incastrare a dovere come i puzzle dei centri commerciali degli ipermercati degli insonni ipertesi. mentre negli asili nido richiudevamo gli occhi sul resto. la bocca sul tempo. e se ci vorranno trovare saremo già evidenti. e se vorremo volare saremo già tra i venti. a tuffarci nei laghi più grandi più ampi più lenti di una nuvola corta più stanchi del sole che torna ad ogni alba a farmi lasciare la tua mano nei sogni e dirti l'ennesimo arrivederci.

venerdì 7 gennaio 2011

sono il figlio di dio rimasto orfano

che lasciavamo i nostri cuori in cucina e ci ricoveravamo nei letti gelidi che con quel rumore non potevi dormire. andiamo a fare colazione con le mine inesplose. a togliere i punti neri dai pensieri otturati. iscriviamoci ai circoli per gli anziani e tesseriamoci ai circoli viziosi. che non eravamo ancora giovani abbastanza per morire di idee. e mi offrivi cioccolate rubate in giardini infiniti. e cani che pascolano che ruspano che brontolano che fuggono e ritornano sempre dalla persona sbagliata. mentre scavavo la tua fossa sulla spiaggia invernale. costruiamoci una casa sugli alberi troppo alti dei cimiteri deserti.

lunedì 3 gennaio 2011

su letti di ghiaccio scolpivo il tuo volto

con negozi di serpenti nelle tasche. rompiamo i gusci alle noci con le nostre parole dolci. una pagina a caso. un morto che si alza e cammina senza risorgere. un'isola lontana cinque anni e pochi mesi. un amore cresciuto male. un amore rimasto a piedi. che non fai altro che sputare sulle lacrime. mentre i litri di vino ti invadono. le formiche. le prefiche. le allucinazioni infantili. le favole senza finale la fine di tutto finisce ogni anno all'inizio.

domenica 2 gennaio 2011

col tuo odore tra i denti.

raccolte differenziate di stelle cadute dal cielo sincero. di foto di storie future in bianco e nero
ridevo. coltivavo cuori in aziende agrigalattiche. rivendevo amori in mercati apocalittici. protesi per sogni claudicanti. e disegnavo linee curve sulle tue mani illegibili. e senti qui che freddo che fa, andiamo a ballare un po' più in là. e senti qui che vento che c'è, tornare indietro amore è impossibile. che fuori le chiese chiuse ricordavo le azioni migliori di persone che forse erano ancora vive. e le tempeste le ire funeste i piccoli gesti di notte sulle spiagge sulle terrazze sui tappeti di case che non ci hanno accolto. morire di sabato sera era il desiderio di ogni candela.

sabato 1 gennaio 2011

che mi mordevi quando poi mi amavi

ogni notte un piercing sul cuore apriva buchi che non si aprivano mai. sogni di un letto disfatto e tra le coperte come onde sfuggendo in zattera dai capodanni già visti. e si rompeva l'elastico delle palpebre e cadevano su tutto. mentre contadini senza mani accompagnavano i tuoi riflessi nelle mie riflessioni. senza cercare. senza capire. ad ucciderci di calcio e pall mall perchè fa male. a contare i bottoni dispersi tra le rive del mare. senza provare mai una emozione. senza contare che a natale era difficile fare l'amore. che gli orizzonti ci inseguivano sempre tra la terra vuota e darci un riparo sereno erano solo gli ulivi. che vendevano al cielo segreti fidati di alberi stempiati mentre il cielo si vestiva di nero per il nostro martirio.