mercoledì 16 febbraio 2011

percorrendo strade di campagna speravamo di perderci nei capoluoghi di provincia

quando di notte non riuscivamo a dormire. e i nostri cuori li riponevi in cucina. fanno troppo rumore, pensavi. ma non lo dicevi. fedele al tuo basso italiano sessantottino. pensando di muovere i fili delle mie espressione facciali. che un vecchio sorriso, volevi. che i muscoli erano arrugginiti. ed ero un animale domestico ma non mi sfamavi. mentre i vestiti sporchi ricoprivano le pile di libri da leggere. e i virus annerivano i film presi in prestito da emule. come nelle biblioteche comunali. senza lungaggini burocratiche. senza sportelli da salutare. ricercavo l'orizzonte in ogni campagna. mentre la tua mano cambiava marcia e l'ulivo sulla collina sembrava pronto a farci festa. sorgerà la luna un giorno, e mi sporgevo dal parabrezza. mentre le blatte infestavano i ricordi delle nostre estati e le onde rompevano quei nuovi silenzi sabbiosi. e scavare e scavare per venire al buio delle barche che riposano in pace d'estate lasciate sul molo ad aspettare il ritorno del proprio padrone. come cani fedeli ci seguivamo con gli occhi nei nostri arrivederci. ed erano ore passate a pensarci senza vestiti. stretti sui nostri letti sudati. e tornava la calma dei pomeriggi d'agosto a parlarci di tutto. e anche il cuore rispettava i nostri limiti. rimettiamo ordine nei nostri corpi e fazzoletti nelle nostre tasche. e spostare l'equatore per non sudare. e volevamo spezzare l'orizzonte per non poterci più allontanare.

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