E trovi la musica nelle parole e ti piace lasciarti ascoltare. Col cuore contuso. Ammaccato. Che se succede, sterzo per non venirti addosso. Col quello scheletrico ricordo di due sulle scale. E non ci piaceva fumare. Ma solo aspettare. Solo cancellare i bordi delle parole. Senza che i sensi ci irretissero. Senza che i significati ci pescassero. Che le tue pietre nell’acqua rimbalzano e le mie la bucano. Che poi ci entra la sabbia nelle scarpe. Che il mare stanca anche quando non lo vedi mai. E ci stai male. E vorresti scoppiare. Da dentro. Implodere. Creare i colori dei fuochi. Nel silenzio di un vuoto scavato a mano. I nostri periodi senza subordinate. In quei giorni che parlare sembra quasi irriverente. E allora le schiene si incontrano. I vortici inghiottono i nostri cavalieri solitari. E ci disarmiamo di comune accordo. Per morirci insieme. Per distoglierci dalla vita. Per distrarci dall’esistenza. E invaderci nei corpi come turisti in chiese gotiche. Estasiati nel buio di chi sogna la grandezza. Affamati di quiete. E strappi da me qualcosa con tutte le radici. E la mostri per qualche giorno. E poi passi ad altro. Mentre i miei pensieri zoppicano per quello che mi hai tolto.
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