Ehi, Francis, il tuo amico è morto. hai la faccia abbandonata tra le mani. i gomiti che poggiano sul tavolo. il quadro è storto e anche i cavalli raffigurati sembrano aggrapparsi agli incroci della tela. Dai Francis, rispondi a questo cazzo di telefono. è lunedi mattina ma non ci hai ancora fatto caso. il lavandino perde acqua, lei continua a chiamarti, tu continui a perdere punti. il tuo amico è morto di lunedi mattina. non hai mangiato. non hai aperto la finestra. non hai controllato la posta. i pesci osservano te nel tuo acquario. si annoiano. li annoi. c'è un paio di calzini sul termosifone. dei raggi di sole si intrufolano come ladri nella tua gotica inquietudine. arrivi in chiesa. ti guardi intorno. guardi l'altare. ti perdi. l'angolo del coro. immagini Jeff Buckley con una chitarra al collo fermo a mangiarsi le unghie. ti tocca aspettare. hai ancora voglia di alzare gli occhi al cielo. un cielo trafficato da dei, angeli, donne vergini e uomini morti. un cielo intasato. ti trattieni. non sai a chi chiedere il permesso di rivendicare la tua parte di cielo. un cielo vuoto, sgombro, inerme. solo una mensola per qualche nuvola e un paio di birre. Jeff Buckley sale sull'altare. prende il microfono. vorresti alzare la mano e chiedergli finalmente Chi cazzo è Grace. non sei riuscito a evitare che lei si slegasse. non sei riuscito a trattenere niente. anche questo ti poteva succedere. lo sapevi amico, poteva succedere. le messe non finiscono se in chiesa sei solo.
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