Mentre le ultime lettere cambiano come i deserti e ci fanno ridere sempre le stesse cose. Giornate lunghe due ore. Di sole. E non amo il sole. Ed è come stare in nave. Tra le signore in calore. E c’è un pianoforte nel buio che solo dio potrebbe suonare. E guardiamoli i pesci grandi che mangiano i pesci piccoli. I cane mangia cane. I bimbiminchia. Le soffitte impolverate. I concerti dei subsonica nei locali incensurati. Le forze elettrostatiche. Le lampade a petrolio. Il vino di Aloisio. I libri sul catalogo.
Morte di un amore a perdere senza più colore
E centrifugo il senso dei miei monologhi. E ti vergogni se non riesco a districarmi tra le mie paranoie. È sbagliato e fuori discussione, dovrei sentirmi. E lascio scorrermi veloce i tuoi commenti un po’ paterni sullo stato sulle strade e sui prezzi del mercato. E la rendi più difficile in ogni gesto. Che se esco mi guardo intorno e ho una crisi di rigetto. Maledette le parole che mi fanno indifferente. E dei miei sto male è meglio non parlarne. È l’istinto ad evitarti. Che rivorrei quel trucco. È dura da far piangere i nostri folletti epilettici. E di sonno ne abbiam perso se ancora siamo fianco a fianco, mentre i Muse suonano in quel buco di locale e il freddo è l’unica cosa che si sente.
160614
10 anni fa
Nessun commento:
Posta un commento