giovedì 29 maggio 2008

morire un po' alla volta, che tanto non ho fretta.

Scriviamo i nostri nomi ovunque e chiudiamo gli occhi per non guardarci intorno. Il giorno muore in scacco matto mangiato dalla banda del sogno interrotto. Che tutto è già stato detto e non rimane che sentirlo. Inscrivere il caos nelle tabelle, e soffocare tra le griglie. Le pelle che stringe sul corpo. Pelle che hai lavato male. E si è ritirata. A vita privata. Pelle dai pori dilatati per cambiare l’aria, che è viziata. Che è entrata e non più uscita. Aria che hai dentro mentre soffochi. Mentre sei sulla spazzatura e sei tra la spazzatura e sei spazzatura e ridi nonostante il cattivo odore.

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